La disunione delle genti per discordia ideologica alimentano la forza dei potentati.

  

 

 

La debolezza dei popoli, risiede nella frammentazione in correnti e fazioni antagoniste perpetrate ad opera dei partiti a beneficio dei "potentati" che dalla disunione sociale, traggono la loro crescita economica e di potere.


I "potentati" sono le banche, assicurazioni, multinazionali, produttori di armi da guerra, petrolieri e petrolchimiche, industrie chimiche e farmaceutiche, palazzinari, monopolisti delle risorse naturali, monopolisti industriali, monopolisti dell'informazione, monopolisti di categoria e corporazioni, criminalità organizzata, lobby, caste e massonerie.

 

I "potentati" sono i maggiori sostenitori e finanziatori dei partiti.

 

Ai "potentati" non interessa quale partito conquisti il potere politico del paese, "i potentati" non si lasciano inquinare la mente con le ideologie di popolo, "i potentati" sono flessibili e pronti ad accettare e a sostenere qualsiasi simbolo, l'importante per loro è assoggetare la politica ai loro interessi condizione facilmente raggiungibile attraverso la vulnerabilità dei partiti per cui ai potentati conviene che le "contrapposizioni politico-ideologiche delle masse popolari" siano e rimangano sempre vive, perché sono esse a mantenere il popolo "DISUNITO" e quindi in uno STATO DI DEBOLEZZA, condizione fondamentale per riuscire comodamente a manipolarlo e a soggiogarlo.

 

Per le caste, massonerie e mafie non è un problema corrompere e manovrare i "tesserati di partito", predicatori di ideologie superate, purché lo facciano con passione e fervore per tenere il popolo occupato e distratto (oltre che con il calcio, i reality e le veline) con il fervore dell'antagonismo tra i simboli di partito, così lo si distoglie dall'attenzione sul malaffare dei politicanti corrotti che invece di occuparsi dei cittadini sono impegnati, insieme ai complici "colleghi avversari", nei favori di scambio e nel servilismo dei loro padroni "potentati".

 

Per risanare la politica ed avviarla sui binari degli intendimenti Costituzionali bisogna togliere ai partiti la delega della gestione politica che non vuol dire eliminarli, ma ricondurli e confinarli nella loro originale identità "associazionista" operante nel contesto sociale come espressione del diritto alla libertà di pensiero, ma al di fuori dagli organi  Istituzionali.

 

Nel Parlamento non devono sedere i partiti , ma le "20 Regioni Italiane, (anche se autonome e federate)".

 

A ciascuna Regione si deve assegnare  un numero di seggi proporzionale agli abitanti.

 

Per intendersi dobbiamo vedere le regioni come fossero dei partiti, 20 partiti (quante sono le regioni) con la differenza che i partiti sono organismi volubili, mutabili e variabili perché soggetti ad opinioni  ideologiche, a comportamenti umani, ad atteggiamenti ed intenzioni dipendenti alle loro leadership ed al loro potere carismatico, sono organismi che si misurano sulla capacità di convincimento e di persuasione delle persone, inoltre sono comitati che per esistere o per  non soccombere  devono costantemente competere in un gioco di poteri che pone il popolo in un contrasto conflittuale nel tentativo di conquistare una posizione di dominio sugli altri per cui i partiti hanno bisogno di una permanente ricerca di nuovi aderenti e simpatizzanti, mentre le "regioni" essendo entità territoriali stabili ed immutabili nel breve tempo, non hanno bisogno di competere perché l'equilibrio del potere è garantito dalla proporzionalità numerica dei seggi istituzionali in funzione agli abitanti residenti di ciascuna, l'unica variabile nel tempo è dovuta al movimento demografico che però è molto semplice da gestire, per stabilire il numero di seggi di competenza, basta fare riferimento all'aggiornamento demografico delle residenze corrispondente all'inizio di ogni legislatura.

 

Un Parlamento di Regioni, contrariamente ad un Parlamento di partiti, può meglio garantire la democrazia e la sovranità del popolo operando unitariamente in una reciproca collaborazione perseguendo insieme  un unico interesse collettivo di prosperità e di  benessere sociale raggiungibile solo attraverso una migliore qualità della vita di ogni singolo individuo .

 

Ogni Regione deve eleggere i propri rappresentanti da mandare al  Parlamento a curare gli interessi della Nazione e gli stessi eletti devono essere residenti abitanti  da almeno due anni nella regione per cui si propongono.

 

Non più politici di partito, ma persone competenti del territorio che si propongono ai loro concittadini "attraverso la rete" presentando le proprie credenziali di competenza al ruolo,  presentando  programmi  ed ambizioni di interesse collettivo,  inoltre devono dimostrare di essere incensurati e residenti abitanti nella Regione per cui si candidano e tutto ciò indipendentemente dalla posizione ideologica , dalla religione o dalla origine etnica, quindi  persone oneste di "cittadinanza italiana" libere da ogni condizionamento partitico e che rispondano solo alla sovranità dei cittadini e non ad interessi corporativi o di parte.

 

Gli stessi criteri territoriali e non di partito si devono adottare anche per la composizione dei collegi istituzionali relativi ai Consigli Regionali  ed ai Consigli Comunali.

 

I Consigli Regionali con persone provenienti e scelte nei propri Comuni.

I Consigli Comunali con persone provenienti e scelte nelle proprie Comunità Locali (detti quartieri, rioni, borghi o villaggi) del comune stesso.

 

Naturalmente in ogni collegio il numero di seggi spettante ad ogni circoscrizione deve essere proporzionale al numero degli abitanti della circoscrizione stessa.

 

marco turco