Lo Stato è dei Cittadini non dei partiti, e la Sovranità appartiene al Popolo.

 

Lo Stato è dei Cittadini e non dei partiti, la partitocrazia ostacola la democrazia, impedisce al popolo di esercitare la propria "sovranità", favorisce la proliferazione della "corruzione", costituisce un costo parassitario esorbitante per la collettività e non consente la corretta interpretazione della Costituzione Italiana.

La domanda è  se sia possibile determinare la politica di uno stato, impedendo ai partiti di entrare nelle istituzioni?

 Ebbene leggendo attentamente la Costituzione nella sua stesura originale, ci suggerisce come ciò sia fattibile, per esempio con un " Parlamento di Regioni" e non un "Parlamento di Partiti".

Nello specifico cominciamo fissando alcuni elementi:

 

La Costituzione si apre con l' art.1che sancisce il principio secondo il quale il Popolo è Sovrano

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All'art.49 si consente ai cittadini di associarsi in partiti, quindi  non è ritenuto ne obbligatorio ne indispensabile, ed eventualmente solo  per "concorrere a determinare" la politica nazionale, purché sia esercitato con metodo democratico...."Basta, ciò è tutto !" in nessun altro articolo della Costituzione compare la parola PARTITO ed in nessun altro articolo si specifica che la Sovranità del Popolo debba passare attraverso il "filtro" della loro intermediazione.

Non è una trascuratezza o una dimenticanza dei padri costituenti, ma è un proposito voluto quello di non dare ai partiti posizioni istituzionali per non compromettere la Sovranità dei cittadini e per tutelare la Democrazia che deve essere sempre " libera" da ogni vincolo ed imposizioni di qualunque provenienza che non appartenga alla volontà diretta del popolo.

Nella Costituzione, non si dà ai partiti alcuna rilevanza Istituzionale ne Costituzionale, nessuna regolamentazione, nessun articolo che ne disciplini la loro posizione e/o funzioni, niente che possa far intendere una ben definita collocazione di essi, nella struttura del sistema politico del Paese, tanto è vero che la parola partito, in tutta la Costituzione compare solo una volta, mentre più volte è nominata la circoscrizione quale frazione di Popolazione residente in un circoscritto territorio e ad essa, "soltanto ad essa", le si attribuisce il diritto ad essere rappresentata nelle Istituzioni e non ai partiti, che invece dovrebbero rimanere fuori (dalle istituzioni) e svolgere funzioni sociali di controllo politico e di tutela dei diritti dei cittadini aiutandoli a determinare la politica, cioè non è un "obbligo" ma "consenso" che i padri costituenti con il art.49 hanno voluto concede ai cittadini.

Nessun articolo impone che i partiti debbano rappresentare i cittadini nelle istituzione, anche perché ciò vorrebbe dire che i cittadini italiani che non abbracciano una ideologia partitica sarebbero dei cittadini non tutelati perché  non rappresentati

 

La Costituzione parla chiaro (Art. 56-57), dopo aver stabilito per quanti abitanti deve corrispondere un deputato e per quanti un senatore, specifica che il numero dei seggi per ogni "circoscrizione regionale"(entità territoriale) deve essere proporzionale al numero degli abitanti della circoscrizione stessa e non fa il ben che minimo riferimento ai partiti ne a maggioranze di partito ne ad una spartizione dei seggi parlamentari tra i partiti i quali, attualmente stanno usurpando (e mi riferisco ai partiti non alle persone) un luogo che invece spetta "per normativa costituzionale", alle Regioni ed ai loro rappresentanti.

 

Quindi, cogliendo la volontà in parte esplicita ed in parte implicita che si legge nella Costituzione, si può benissimo affermare che una struttura politica senza i partiti è possibile e ad avvalorarne la tesi lo dimostra il seguente esempio:

 

Partiamo dalla struttura e composizione del Parlamento e per comodità lo ipotizziamo già riformato in un'unica camera con 640(620+20) parlamentari, uno per ogni 100mila abitanti circa, +1 uno per ogni Regione a compenso del resto aritmetico + 20 per la circoscrizione estero.

 

Il Parlamento si deve presentare, per settori di Regioni e non per per settori di partito.

 

I parlamentari non devono dipendere dai partiti, ma essere cittadini competenti ed incensurati scelti nelle proprie regioni di appartenenza e ad ognuna delle 20 Regioni Italiane deve competere un numero di seggi proporzionale al numero dei suoi abitanti.

 

Ogni Regione deve provvedere ad eleggere i propri rappresentanti che andranno a gestire le politiche nazionali al Parlamento, scegliendoli tra i candidati che devono essere abitanti-residenti da almeno un anno, nella circoscrizione regionale in cui e per cui si propongono.

 

Lo stesso criterio di logica territoriale e non partitica, si deve adottare per la composizione del "Consiglio Regionale" ovvero devono essere i cittadini di ogni Comune ad eleggere i "propri delegati", che andranno a gestire le politiche regionali al Consiglio Regionale, scegliendoli tra i candidati che devono essere abitanti-residenti da almeno un anno, nella circoscrizione comunale in cui e per cui si propongono.

 

Idem, per la composizione del "Consiglio Comunale", ovvero devono essere i cittadini di ogni "Comunità Locale" (detti anche rioni, quartiere , borghi o circoscrizioni locali)  ad eleggere i "propri delegati", che andranno  a gestire le politiche del comune al Consiglio Comunale, scegliendoli  tra i candidati che devono essere abitanti-residenti da almeno un anno, nella circoscrizione locale in cui e per cui si propongono.

 

Ovvio che, come per il Parlamento, anche in ogni altro collegio il numero dei seggi competenti alle corrispondenti circoscrizioni deve essere proporzionale agli abitanti di ciascuna.

 

Quindi in riassunto diciamo che ciascun parlamentare deve essere eletto dai cittadini della propria  Regioni di residenza, ogni consiglier regionali deve essere eletto dai cittadini del  proprio Comune di residenza ed ogni consigliere comunali deve essere eletto dai cittadini della  Comunità Locale in cui risiede.

 

Per la composizione del Governo, deve essere il Popolo Italiano (macro circoscrizione) ad elegge i Ministri del Governo  tra i candidati che si propongono , separatamente per competenza di ministero ed i candidati devono essere di cittadinanza e residenza italiana, inoltre il Popolo Italiano deve anche eleggere con un voto di preferenza  la persona a cui affidare la funzione di Primo Ministro.

 

Anche per la composizione dei Parlamentari Italiani in Europa il Popolo Italiano deve eleggere i Parlamentari EU tra i candidati che devono avere  cittadinanza e residenza italiana.

 

Appositamente non è citata la consultazione elettorale per le circoscrizioni delle provincie perché si ipotizza che per allora siano abolite data la loro costosissima ed inutile funzione nel contesto istituzionale.

 

La scelta per la carica del Presidente della repubblica è lasciata alla competenza dei parlamentari insieme ai consiglieri regionali, ai membri del Governo e ai membri del CSM che si devono pronunciare su una preferenza la quale deve superare la soglia dei due terzi dei votanti.

 

Ogni incarico istituzionale non può essere affidato alla stessa persona per oltre due mandati consecutivi.

 

Questo sistema elettorale può essere ulteriormente disciplinato dalle seguenti norme:

 

I candidati si possono proporre anche per due o più collegi  istituzionali nelle circoscrizioni di competenza alla propria residenza (comune, regione , parlamento) , ma si è obbligati ad "un solo incarico istituzionale" per cui,  in caso di due o più seggi conquistati dalla consulta, il candidato deve sceglierne "uno" e rinunciare agli altri che saranno affidati ai successivi candidati in lista per ordine di preferenza elettorale  e per i casi di parità di voti si applicheranno le regole del ballottaggio.

Ad ogni candidato, per ogni collegio e grado Istituzionale, si deve dare identica opportunità e spazio di campagna elettorale, la quale deve essere incentrata sopratutto sulla "rete internet" in un "sito elettorale" che lo stesso Ministero dell'Interno deve appositamente creare e gestire disponendo delle pagine per ogni grado di elezioni e nella pagina principale di ogni appuntamento elettorale devono essere riportate le liste con nome e foto dei candidati programmato in maniera che digitando su un nominativo si entri nella pagina del singolo candidato.

Ogni candidato è obbligato ad impostare un "video" nel quale deve:

- presentarsi,

- esporre le ragioni che lo motivano a voler servire la collettività,

- specificare il programma e gli obbiettivi che intende raggiungere,

- fare un breve accenno sulle azioni che intende intraprendere per il loro raggiungimento.

Nella stessa pagina, oltre al video deve pubblicare per esteso il "curriculum vitae" ponendo in risalto . titoli, qualifiche, esperienze ed ogni altra informazione necessaria a stimarne la competenza al ruolo, inoltre deve pubblicare l'atto penale per dimostrare essere "incensurato" (condizione prima ad ogni candidatura).

In definitiva i cittadini devono avere accesso a tutte quelle informazioni necessarie alla formazione di una preferenza valutata sulla base dei programmi dei candidati e sulla stima delle loro competenze nonché reputazione etica e morale.

I candidati non dovranno fornire informazioni di carattere privato come l'orientamento ideologico(partitico), la confessione religiosa, l'origine etnica, le abitudini e le tendenze sessuali, i gusti e i modi di trascorrere il tempo libero,....perché non sono elementi che rivestono caratteri di interesse per la collettività ed il bene comune, purché rimangano sempre nella sfera della legalità e della sicurezza.

I candidati eletti devono entrare nelle istituzioni lasciando fuori dalla porta le proprie appartenenze partitiche, perché dovrà lavorare insieme ad altri eletti (anche diversamente orientati), nel gruppo della propria circoscrizione in un contesto civico nell'interesse di tutti i cittadini e non più nell'interesse di parte in una logica di partito. ( l'art. 67 C.I. conclude con le parole..."senza limitazioni di mandato", ebbene, i partiti limitano, condizionano, influenzano... ed allontanano dai cittadini).

L'apertura del sito per le iscrizioni dei candidati si deve effettuare 12 mesi prima della data elettorale.

 

Chiunque ritenesse di avere i requisiti e competenze necessarie può candidarsi proponendosi in rete per un determinato ruolo istituzionale, basta registrarsi nel "sito elettorale" in qualsiasi momento del periodo che va dall'apertura della pagina relativa alla consulta (12mesi prima) fino ad 1 mese prima della data elettorale.

Tutti i cittadini, senza distinzioni, possono accedere alle pagine di ogni consulta elettorale registrandosi con il nome, codice fiscale ed una passwort per rilasciare commenti e testimonianze su ogni candidato di ogni circoscrizione, ma solo gli aventi diritto al voto , in possesso del codice elettorale, viene messo a loro a disposizione dieci punti virtuali (programmati nel sito) che ciascuno può assegnare  ai candidati di competenza alla circoscrizionale a cui si appartiene.

Ciascuno cittadino gestisce i propri " 10 punti elettorali" , come meglio ritiene, utilizzandoli o non o in parte, assegnandoli tutti ad un candidato o distribuendoli a piacere, può rimuovere i punti già assegnati ad uno per trasferirli ad un altro che si dimostra essere migliore o più convincente, ma tutto nell'arco di tempo che intercorre tra l'apertura della pagina per una determinata consulta (12 mesi prima), fino ad un mese prima dell'appuntamento elettorale.

Ad un mese prima di un appuntamento elettorale si chiude automaticamente la gestione dei punti relativa a  quella consulta elettorale e sempre automaticamente si formano le liste definitive dei candidati in base alla graduatoria delle preferenze risultanti dalla assegnazione dei punti, praticamente una forma di primarie in "rete" dalla durata di 11 mesi per la stesura di una lista definitiva da esporre nei seggi elettorali il giorno della votazione.

 

La Costituzione è chiara, sono i cittadini che devono eleggere i propri rappresentanti politici scegliendoli dalla collettività su criteri di moralità, esperienze e competenze e non su logiche partitiche.

 

Infatti è soltanto in questa chiave d'interpretazione che va intesa la Costituzione Italiana perché soltanto così si può evitare l'incredibile conflitto d'interesse che regolarmente si instaura tra il legislativo e l'esecutivo.

Attualmente i partiti di maggioranza al Parlamento (legislativo), scelgono la composizione del Governo (esecutivo), ciò significa che se per ipotesi, un governo avesse tendenze dittatoriale, avvalendosi della propria maggioranza al parlamento, potrebbe manovrare ed orientare le leggi verso le proprie ambizioni di potere, ovviamente contrario ad ogni intenzione costituzionale e democratica.

 

In questo momento subiamo un classico esempio di conseguenza determinata dal conflitto istituzionale dei poteri derivante dalla partitocrazia , infatti approfittando di questa malformazione strutturale non voluta dalla Costituzione , ma introdotta dal sistema partitico, l'attuale governo sta delegittimando l'opera del Parlamento rendendolo inutile condizionando, manipolando, orientando e sottomettendo la maggioranza alle proprie ambizioni di potere e alle personali esigenze del "capo", appunto perché il governo, nella persona del suo "leader", è anche  il " dirigente effettivo ed assoluto" del maggior partito della maggioranza al Parlamento e quindi in in pieno conflitto di  funzioni istituzionali . 

 

Se ci si fosse attenuti strettamente ai dettami della Costituzione, non sarebbe mai accaduto.

"I governi (esecutivo) non devono mai avere alcun tipo di legame (conflitto) con il parlamento (legislativo), è la Costituzione che lo sancisce e non cade in contraddizione perché la Costituzione non ha mai previsto un Parlamento di partiti ma di eletti dal popolo in numero proporzionale alla consistenza demografica di ciascuna circoscrizione.

 

marco turco