Proposta di Riforma Fiscale

La teoria fiscale che coltivo da otre trent'anni, ma che soltanto ora pubblico per mettere in discussione, si fonda sul principio della "detrazione" dalla base imponibile, di tutti i costi e di tutte le spese che si effettuano per sostenere sia le esigenze primarie che per soddisfare i bisogni secondari ed i piaceri del vivere quotidiano di ogni persona, inclusi costi e spese per divertimenti, tempo libero, vacanze (entro i confini), attività fisiche ed intellettuali, hobby...etc.

 

Cominciamo con il fare alcune  riflessioni:


- Prendiamo in esame un reddito lordo qualsiasi, indipendentemente dalla forma di acquisizione, sia esso prodotto  da prestazioni d'opera o commerciali, in proprio o dipendente, che da rendite di capitali, da azioni speculative o altro,  poi avviene che per le necessità, i bisogni o i piaceri del vivere  si effettuano una serie di acquisti di beni e/o di servizi che sono destinati "al consumo", termine usato per quei beni e/o servizi il cui valore  si esaurisce  nell'arco di un periodo relativamente breve (contestualmente all'acquisizione come nel caso di godimento di servizi)  che può essere inferiore al periodo fiscale normalmente convenzionato nell'arco di un anno, oppure in più periodi fiscali che dal punto di vista tributario si contabilizza con la formula dell'ammortamento, in ogni caso queste spese di generi al consumo vanno a modificare lo stato patrimoniale riducendone il suo valore parimente alla somma dei costi delle spese sostenute.

 

- Parlando di "reddito" si deve sempre specificare quale si intende, il reddito lordo e dato dalla sommatoria di tutte le entrate concorrenti, il reddito netto fiscale o base imponibile è dato dalla differenza tra il reddito lordo e le detrazioni " fiscalmente consentite", il reddito reale ovvero quello che  andrebbe ad incrementare o a ridurre se negativo, il patrimonio economico del soggetto  è dato dalla differenza tra reddito lordo e tutti i costi reali sostenuti inclusi gli oneri di imposta fiscale.

 

- Ciò significa che l'accumulo di un patrimonio è costituito da valori già al netto degli oneri fiscali salvo delitto  di evasioni

 

- L'acquisto di beni (o servizi) al "consumo" comporta una conseguente modifica economica di diminuzione del reddito  da parte dell'acquirente consumatore e comporta un incremento del reddito da parte del venditore (produttore, commerciante o prestatore d'opera o di servizio) pari al "guadagno" realizzato.


Affinché le ricchezze siano distribuite con equità proporzionale in tutte le fasce sociali, bisogna che "tutti i guadagni", nessuno escluso, corrispondano le relative imposte tributarie secondo il principio percentuale dello scaglionamento.


Da qui la necessità di applicare un meccanismo che impedisca la evasione fiscale a tutti i livelli e la formula tecnica della "detrazione integrale" risponde perfettamente a questa esigenza, vedremo più avanti il perché, ora cerchiamo di comprendere se la detrazione integrale sia o no conveniente all'erario e a questo scopo introduciamo delle osservazioni:

1°osservazione -La "ricchezza economica"  si  muove su delle variabili "leggi di mercato" che vanno ad influire sui flussi, sulle quantità e sugli accumuli della ricchezza stessa e  sono determinate  dalle diversità e dalle differenze  insite nella società e nei rapporti delle attività umane.
Le prime e più importante fra tutte le variabili sono le differenze  che formano la individualità di ogni essere umano come capacità, intelligenza, cultura, scrupolo, tenacia, moralità, avidità, egoismo,  propensione al rischio, spregiudicatezza, attitudine imprenditoriale, creatività, abilità nel mestiere, competenza,  professionalità, carisma,...., tutte caratteristiche che diversamente combinate influenzano profondamente i flussi delle ricchezze conseguenti alle attività umane e per la medesima ragione esse tendono a concentrarsi con un movimento simili agli affluenti dei fiumi ovvero si incanalano e confluiscono verso un numero sempre più esiguo di soggetti così come le acque di tanti rivoli si concentrano in un unica massa fluviale.

Per rimanere nel paragone dei fiumi  diremo che la massa degli essere umani costituiscono le sorgenti, i rivoli, i torrenti, i canali, a questo punto tra gli esseri umani si distinguono i "ricchi" che sono paragonabili alle acque dei fiumi più o meno abbondanti, ma poi ci sono i grandi bacini in cui i fiumi si riversano come laghi e mari e questi sono i grandi  "potentati economici"  costituiti  dalle lobbies, dalle grandi industrie, dalle corporazioni , dalle assicurazioni, dalle banche e di ogni altro sistema di potere legale, illegale o criminale che sia.
A garantire una concentrazione progressiva delle ricchezze nelle mani di pochi sono i  "monopoli" fenomeno presente in quasi tutte le attività e che hanno la funzione di egemonizzare la economia di un determinato settore, come i ghiacciai alimentano costantemente i fiumi (i ricchi) così i "monopoli"  corrispondono un flusso costante di ricchezza "garantita" nelle casse dei privilegiati detentori.

2°osservazione -  Per effetto dello scaglionamento, l' imposta tributaria su una somma di reddito imponibile relativa ad un unico soggetto fiscale è "più elevata" dell'imposta tributaria che si ottiene da una uguale somma di reddito imponibile frammentato in più soggetti fiscali perché la percentuale del tributo nei confronti del contribuente cresce con il crescere del reddito imponibile, per cui all'erario fluisce e conviene una somma di maggior tributo, determinato dal  reddito imponibile di un unico soggetto, piuttosto che un tributo inferiore, determinato da uno stesso reddito imponibile detenuto da più soggetti fiscali.
 
3°osservazione - Ogni genere d'acquisto di beni e/o servizi destinati al "consumo" produce un aumento delle attività di mercato che in termini economici significa, incremento della produzione, più lavoro, maggior ricchezza.  

4°osservazione - L'introduzione della "detrazione integrale" comporta il dovere di presentare in dichiarazione i consuntivi degli importi, risultanti dalle ricevute o fatture, e la identificazione (partita IVA,  codice fiscale, ragione sociale) dei soggetti che concorrono nella variazione del bilancio, per cui nelle dichiarazioni annuali si introducono dati che se portati ad un confronto incrociato da un programma telematico si potranno  rilevare  incongruenze ed irregolarità  fiscali individuando istantaneamente e contestualmente le parti responsabili, eventualmente da "accertare", soddisfacendo così lo scopo di aver introdotto uno strumento di elevata tracciabilità fiscale necessario a contrastare "l'evasione" già fin dal primo suo manifestarsi, ciò non eliminerà dalla mente criminale il delitto all'evasione, ma lo rende impraticabile.


A questo punto introduciamo nel ragionamento la ipotesi di una condizione estrema e cioè supponiamo che in una collettività, per effetto della detrazione integrale si verifichi l'assurdo di una concentrazione di ricchezza in un "unico soggetto in assoluto in tutto il paese".
Sarebbe l'ipotesi più auspicabile, super ideale che ci si potrebbe augurare accadesse, perché equivarrebbe, nella similitudine su enunciata (1°osservazione) , ad attingere con una elevata percentuale nella imponenza del mare, piuttosto che attingere a monte, con basse percentuali,  scavando nella scarsità dei rivoli.
Tradotto, meglio un gettito fiscale "sicuro e consistente" su redditi reali accumulati dai "potentati economici" piuttosto che un gettito fiscale di minor percentuale, rosicchiato con i denti, non reale perché consumato dalle spese esistenziali, da parte dei contribuenti quasi nullatenenti e che già lottano per arrivare alla quarta settimana.

Immaginiamo ora per assurdo che qualcuno, per non pagare le imposte allo Stato, dia fondo completamente al proprio reddito spendendolo tutto in divertimenti, servizi e ogni altro genere al consumo che portando in detrazione integrale consentirebbe loro di azzerare ogni reddito imponibile, ebbene se in tanti adottassero un simile insensato comportamento, farebbero la felicità dei capitalisti che proprio dal consumismo traggono e ricavano le loro ricchezze e anche se costretti a pagare correttamente le loro imposte per i vincoli che impediscono l'evasione, andrebbero ugualmente ad aumentare il loro guadagno per effetto del maggior consumo, aumentando conseguentemente gli incassi delle imposte per lo Stato, ma ciò creerebbe anche un maggior benessere nella popolazione conseguente ad un aumento delle opportunità di lavoro determinate dal maggior volume di mercato che il maggior consumo farebbe innescare.
 
Naturalmente trattasi di una ipotesi assurda che non trova spazio nella realtà dei fatti in quanto tutto tende ad equilibrarsi e nessuno si ritiene sia cosi stolto da sostenere costi e spese di generi al consumo in rilevante quantità unicamente per portarli in detrazione al solo scopo di  non voler corrispondere i dovuti oneri tributari

Con la "detrazione integrale" in forza alle considerazioni esposte  possiamo sostenere che si eliminerebbe completamente il lavoro nero e l'economia sommersa perché tutti gli operatori economici e privati, in ogni settore, in ogni categoria e livello, anche per attività o prestazioni in forma privata ed occasionale, verrebbero ad essere obbligati, da chi trovasi nella posizione di "cliente (utilizzatore finale o paziente)", ad emettere fattura o ricevuta in forma integrale che portando in dichiarazione, ostacolerebbe l'evasione fiscale a tutti i livelli, inoltre si eviterebbero costosissimi operazioni di accertamento fiscale con verifiche (solo in casi estremi) di ispettori e polizia tributaria direttamente  presso i contribuenti in quanto, come già detto, l' incrocio dei dati in sede informatica rileverebbe immediatamente incongruenze segnalando i soggetti implicati.

Ora riporto un fatto di cronaca che  potrebbe essere considerato da una prospettiva diversa dal modo a cui siamo attualmente abituati.

Un giorno mi è capitato di leggere una di quelle storie che turbano il buon senso comune in cui si racconta di soggetti psicologicamente deboli perché posseduti dal vizio del gioco, gente che spesso, per dar sfogo alla loro dipendenza, trascinano nella rovina oltre che se stessi anche chi sta loro accanto, chi è posseduto dal vizio del gioco trova enormi difficoltà a liberarsene e raramente lo perde, parallelamente esistono potenti organizzazioni legali (ed illegali) che traggono il loro profitti sulle debolezze di quei non pochi disgraziati.
Le bische, casino e luoghi di scommesse illegali, in quanto tali non si possono monitorare e quindi rientrano in una economia sommersa non quantificabile, mentre per  le sale da gioco e dove si trattano le scommesse e per i casinò legali il controllo è previsto, ma facilmente raggirabile per effetto del anonimato dei giocatori, che favorisce ed alimenta l'evasione fiscale.

Domanda:
non sarebbe più giusto una regola che "acconsentisse" di portare in detrazione la perdita subita e procedere invece al recupero della relativa imposta fiscale da chi ha materialmente raccolto la vincita o le vincite, eliminando quell'economia sommersa che è enorme e si avrebbe anche il vantaggio di ricavare un maggior gettito d'imposta per effetto di una maggior aliquota determinata dall'accumulo che le società operanti nel giro d'affari relativo al mondo del gioco, realizzano ??

Qualcuno potrebbe porre obiezioni di carattere etico e morale, ma chi è in grado di stabilire chi è "moralmente peggiore",  il giocatore, malato dal vizio o gli speculatori che usano le debolezze umane a fin di lucro? Nessuna delle due posizioni è "moralmente in ordine" per cui se lo Stato si assume la responsabilità di legalizzare i luoghi in cui si consentono i giochi di azzardo, non può essere ipocrita e usare due misure, non può esimersi dal legittimare la condizione del giocatore e quindi di far sottostare ambedue le parti ai "diritti-doveri" fiscali conseguenti alla vincita, ma anche alla perdita, ovvero pretendere i tributi fiscali da chi entra in possesso di redditi altrui (conseguiti tra l'altro per un nulla in cambio), ma anche consentire al perdente la esenzione di un tributo fiscale su un reddito che non possiede più perché trasferito ad altro possessore.

La "deduzione integrale" dovrebbe costituire la formula fiscale di principio in assoluto, senza togliere allo Stato la possibilità, in momenti di necessità economia del Paese, di introdurre dei punti percentuali  che riducano parzialmente le deduzioni al reddito imponibile , ovvero l' applicazione di una "detrazione parziale" dei costi limitatamente ad un periodo transitorio fino al superamento di una fase negativa e non si dovrà "mai" eliminare completamente nemmeno una delle voci dei consumi, dal diritto (dovere) di deduzione per non creare al settore di quella "voce" la possibilità di occultare dei profitti e conseguenti evasioni ed anche per non gravare economicamente sul mercato di quel settore che verrebbe ad essere  penalizzato dalla mancata possibilità alla deduzione (motivo che indurrebbe alla evasione), quindi si deve acquisire  come formula ideale la "uguale percentuale" di deduzione per tutti i costi e spese di beni e servizi al "consumo", intendendo come tali anche le prestazioni professionali di ogni genere ed in settore.

È chiaro che l'impianto del mio ragionamento è solo una bozza da sviluppare ulteriormente considerando i diversi aspetti delle attività economiche, per esempio quali coefficienti di detrazione introdurre nel rapporto economico che implica l'importazione e l'esportazione      per  ogni genere merceologico, stabilire come monitorare l'ingresso di valuta straniera nel settore del turismo, oppure stabilire quale formula di detrazione adottare per chi compera la "prima casa" che è certamente un capitale e quindi non modifica il patrimonio, ma se trattasi della "prima casa" e non di una speculazione o investimento meramente patrimoniale, dovrebbe costituire un "diritto dell'uomo" per cui la collettività dovrebbe contribuire nei confronti di ogni singolo o di ogni famiglia, rinunciando all'imposta dovuta per l'ammontare relativo al costo dell'immobile, ovviamente proporzionato al numero delle persone ed entro i limiti dei "normali costi di mercato  per metro quadrato abitabile in zona non residenziale", in maniera da escludere dal diritto di deduzione ogni forma di  ricarico dei costi  determinato da "caratteri e/o elementi di lusso".

Certo che il sistema della deduzione integrale (o parziale), presenta un inconveniente non da poco, infatti occorrerebbero montagne di moduli su cui riportare l'elenco dei negozianti e dei  prestatori di ogni settore con  la "somma" di tutte le ricevute relative a ciascuno.
Sarebbe l'occasione ideale per telematizzare il fisco, il Ministero delle Finanze dovrebbe dotare ogni "codice fiscale" di una chiavetta memoria USB speciale (da tenere con se come le chiavi di casa) e di un programma fiscale in "CD" da installare  nel "PC o Net BooK" di famiglia o dell'attività.
Ad ogni azione di pagamento (così al cinema, al bar, in discoteca, come dal dottore, avvocato o salumiere) si porge la chiavetta insieme al corrispettivo all'operatore preposto all'incasso che collega la chiavetta al PC e, con l'aiuto del programma fiscale installato, registrerà in essa i dati propri, importo e codice della negoziazione avvenuta,
Se poi la stessa "chiavetta", la si può rendere adoperabile per memorizzati tutti i movimenti fiscali del titolare possessore ( come entrate per stipendi, salari, onoranze, spettanze, paghe, affitti, interessi e rendite, movimenti bancari, importi di beni in ammortamento, beni capitali ed ogni altro dato di natura fiscale ), ecco che  a fine anno basterà collegare la chiavetta ad un PC digitare i proprio codice fiscale con il relativo PIN e trasmettere al fisco i dati online a titolo di dichiarazione annuale.

Naturalmente deve essere una "chiavetta codificata, programmata ed emessa dalla Finanza" perché deve rispondere a determinate funzioni:

1°- Tutti coloro che non sono i titolari della chiavetta, ma che devono usarla per introdurre i dati di una operazione economica (negozianti o banche o datori di lavoro), lo possono fare ciascuno usando il proprio codice fiscale dopo che il titolare l'avrà attivata (a casa con il proprio PC) con il "PIN1" relativo alla sola funzione di "inserimento dati" dovuto ad un operazione di pagamento, che impedisce a seconde persone la lettura di ogni informazione in essa contenute.

2°- Solo il titolare possessore, con un "PIN 2" di sicurezza, può leggere le informazioni contenute, ma "non modificarle".

3°- Chi non possedesse un PC potrà ugualmente attivare la propria chiavetta in qualsiasi PC in cui sia installato il programma della finanza in questione adoperando il proprio codice fiscale ed il proprio "PIN1" di attivazione, ma non essendo quel programma attivato con il codice di quella chiavetta non procederà a rilevare ne a memorizzare alcun dato in essa contenuto (si presta solo per l'attivazione) ed il possessore, alla fine dell'anno, potrà recarsi presso un qualsiasi ufficio delle imposte dove la chiavetta sarà letta in computer da un apposito programma a titolo di dichiarazione annuale e contestualmente riceverà un resoconto scritto dalla stampante  su cui saranno riportati i dati del bilancio relativo alla lettura.

In futuro, con un' analogo sistema si potrebbe introdurre la "moneta digitale" che andrebbe a sostituire la "carta moneta" usando la "chiavetta personale" come una cassa portatile, un portafoglio digitale, in cui si memorizzano le entrate e le uscite codificate da chi effettua il pagamento e da chi riceve l'importo,  come una carta di credito che carica le entrate e detrae  le uscite ad ogni titolo.

 

marco turco